Non è poco frequente, per chi va in mare in barca o in gommone, incappare nella propria ancora incagliata, in special modo dove il fondale è roccioso.
In molti manuali si suggerisce l’utilizzo della grippia e del grippiale. Spesso i due termini vengono usati indifferentemente ma si tratta di due elementi distinti.
La grippia non è altro che un cavo realizzato con una cima o una catena oppure misto collegato al diamante dell’ancora; l’altra estremità del cavo è invece collegata al grippiale.
Il grippiale è un gavitello galleggiante o una piccola boetta che può essere sostituita anche da un piccolo parabordo; il suo utilizzo non è essenziale poiché la grippia, se sufficientemente lunga, può essere portata a bordo sulla prua dell’imbarcazione. Nel caso si utilizzi il grippiale, la lunghezza del cavo deve essere di qualche metro più lungo della profondità del fondare su cui abbiamo ormeggiato.
Nel caso si utilizzi solo la grippia, la manovra dell’ancoraggio è un pò più laboriosa perché occorre preparare in anticipo il cavo da mettere in acqua e nel recupero dello stesso occorre un una persona a prua dell’imbarcazione che recuperi la grippia insieme all’ancora.
Anche l’uso del grippiale, può avere qualche controindicazione specialmente in rade affollate andando ad invadere il giro d’ancora altrui. Un’altra controindicazione è quella che se il sistema grippia e grippiale non è visto da altre imbarcazioni che di notte avessero necessità di dare ancora nella stessa rada potrebbe aggrovigliarsi nell’elica della barca che è sopraggiunta, con conseguenze anche gravi dovute alla improvvisa mancata manovrabilità dell’imbarcazione; diventa difficile anche considerare le eventuali responsabilità.
Questi sono solo alcuni motivi per cui non è sempre possibile mettere in atto questo accorgimento.
Anche in un porto affollato può capitare di dover usciere da una situazione in cui le ancore si sono sovrapposte.
Esistono ausili commerciali che possono aiutare e pratiche che possono essere messe in atto per uscire da questa situazione ma, per esperienza, o sono di difficile attuazione, o poco affidabili. A tutti coloro che vanno per mare con la propria barca è capitato di dover risolvere una situazione che si è improvvisamente complicata.
In tutti i casi, la partecipazione ad un corso di apnea, costituisce un fattore di tranquillità nella conduzione di una imbarcazione e di sicurezza per tutto l’equipaggio. In definitiva una competenza importante per il comandante.
La pratica dell’apnea ci fornisce i mezzi per consolidare buone abitudini come quella di visionare l’ancoraggio appena effettuato utilizzando solo maschera e pinne: può aiutarci a passare la notte in tranquillità. Al momento poi di salpare l’ancora, alla minima difficoltà, una visione ravvicinata del problema che si è verificato, ci consente di pianificare al meglio le azioni da mettere in atto.
A seconda del caso ci si può organizzare portando una cima sul fondo e fissandola con un nodo o un moschettone al diamante dell’ancora (quasi tutte le tipologie di ancora lo hanno) oppure fare una legatura alla stessa altezza che ci consenta di spedare l’ancora mettendola in tensione.
Nel caso in cui l’ancora abbia agganciato il calumo di un’altra imbarcazione si può usare la cima per sollevare dal fondo la catena che ostacola la manovra.
Le possibili situazioni che si possono verificare sono numerose e vanno risolte con l’osservazione della problematica e con l’aiuto del buon senso.
In tutti i casi una cosa che occorre assolutamente evitare è quella di fare qualunque sforzo sul fondo, limitarsi a osservare la problematica, portare un cavo sul fondo, eseguire una legatura, riportare il cavo a “doppino” a bordo dell’imbarcazione. Queste operazioni devono essere eseguite ricorrendo a tuffi successivi.
I motivi che suggeriscono di frazionare lo sforzo fisico e evitare azioni energeticamente dispendiose sul fondo sono ampiamente illustrate in un corso di apnea svolto da istruttori qualificati.